Comune di Leggiuno sec. XIV - 1757
Leggiuno, località capo di pieve, citata come Lezeduno negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano, del 1346, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti dei secoli XVII e XVIII Leggiuno risultava ancora capo di pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 26).
Leggiuno risultava infeudata nel 1751 al conte Pietro Besozzi, cui si versavano 126 lire, compresa la paga del collettore.
Il giudice feudale risiedeva nel luogo. All’epoca era Carlo Perabò, alla cui banca criminale il console prestava il giuramento, pagando 5 lire all’anno. Le cause criminali delle persone sottoposte al maggior magistrato erano di competenza del giudice regio, con sede a Varese.
Il comune era rappresentato da tre reggenti, cioè due consiglieri e un sindaco, che venivano scelti dagli elettori riuniti nella pubblica piazza e rimanevano in carica a tempo indeterminato, fino a diversa determinazione degli elettori o a rinuncia da parte degli eletti. I reggenti, che erano esentati dal pagamento del tributo personale, s’incaricavano dell’amministrazione del comune e della vigilanza sulla distribuzione dei riparti.
Il cancelliere, retribuito con 13 lire di salario, risiedeva nel territorio e conservava le scritture della comunità.
Gli abitanti, sia collettabili che non collettabili, risultavano essere circa 400 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3035, vol. D XVI, Como, pieve di Leggiuno, fasc. 6).
Leggiuno, località capo di pieve, citata come Lezeduno negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano, del 1346, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti dei secoli XVII e XVIII Leggiuno risultava ancora capo di pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 26).
Leggiuno risultava infeudata nel 1751 al conte Pietro Besozzi, cui si versavano 126 lire, compresa la paga del collettore.
Il giudice feudale risiedeva nel luogo. All’epoca era Carlo Perabò, alla cui banca criminale il console prestava il giuramento, pagando 5 lire all’anno. Le cause criminali delle persone sottoposte al maggior magistrato erano di competenza del giudice regio, con sede a Varese.
Il comune era rappresentato da tre reggenti, cioè due consiglieri e un sindaco, che venivano scelti dagli elettori riuniti nella pubblica piazza e rimanevano in carica a tempo indeterminato, fino a diversa determinazione degli elettori o a rinuncia da parte degli eletti. I reggenti, che erano esentati dal pagamento del tributo personale, s’incaricavano dell’amministrazione del comune e della vigilanza sulla distribuzione dei riparti.
Il cancelliere, retribuito con 13 lire di salario, risiedeva nel territorio e conservava le scritture della comunità.
Gli abitanti, sia collettabili che non collettabili, risultavano essere circa 400 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3035, vol. D XVI, Como, pieve di Leggiuno, fasc. 6).
Comune di Leggiuno1757 - 1797
Nel compartimento territoriale del 1757 Leggiuno risultava capo di pieve (editto 10 giugno 1757); nel 1771 contava 2926 abitanti (Statistica anime Lombardia, 1771). Il comune entrò nel 1786 a far parte della provincia di Gallarate, poi di Varese, con le altre località della pieve, a seguito del compartimento territoriale della Lombardia austriaca, che divise il territorio lombardo in otto province (editto 26 settembre 1786 c). Inserita nella provincia di Milano sin dalla fine del 1787, la pieve di Leggiuno, unita a una porzione della pieve di Brebbia, faceva parte nel 1791 del distretto XXXVII, con sede della cancelleria del censo a Gavirate (Compartimento Lombardia, 1791).
Nel compartimento territoriale del 1757 Leggiuno risultava capo di pieve (editto 10 giugno 1757); nel 1771 contava 2926 abitanti (Statistica anime Lombardia, 1771). Il comune entrò nel 1786 a far parte della provincia di Gallarate, poi di Varese, con le altre località della pieve, a seguito del compartimento territoriale della Lombardia austriaca, che divise il territorio lombardo in otto province (editto 26 settembre 1786 c). Inserita nella provincia di Milano sin dalla fine del 1787, la pieve di Leggiuno, unita a una porzione della pieve di Brebbia, faceva parte nel 1791 del distretto XXXVII, con sede della cancelleria del censo a Gavirate (Compartimento Lombardia, 1791).
Comune di Leggiuno1798 - 1815
A seguito della legge 26 marzo 1798 di organizzazione del dipartimento del Verbano (legge 6 germinale anno VI b) il comune di Leggiuno venne inserito nel distretto di Cuvio. Soppresso il dipartimento del Verbano (legge 15 fruttidoro anno VI c), con la successiva legge 26 settembre 1798 di ripartizione territoriale dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (legge 5 vendemmiale anno VII), Leggiuno entrò nel distretto XV di Laveno, che allora faceva parte del dipartimento dell’Olona. Con il compartimento territoriale del 1801 il comune fu collocato nel distretto II di Varese del dipartimento del Lario (legge 23 fiorile anno IX). Nel 1805 il comune di Leggiuno venne inserito nel cantone IV di Gavirate del distretto II di Varese del dipartimento del Lario. Il comune, di III classe, aveva 375 abitanti (decreto 8 giugno 1805 a).
A seguito dell’aggregazione dei comuni del dipartimento del Lario (decreto 4 novembre 1809 b), in accordo con il piano previsto già nel 1807 e parzialmente rivisto nel biennio successivo (Progetto di concentrazione 1807, Lario), il comune denominativo di Leggiuno, con i comuni aggregati di Arolo, Bosco ed uniti, Celina, Leggiuno, Monvalle ed uniti, San Giano, e con 1598 abitanti complessivi, figurava nel cantone II di Gavirate del distretto II di Varese. Con il successivo compartimento territoriale del dipartimento del Lario, Leggiuno compariva tra i comuni denominativi del cantone II di Gavirate del distretto II di Varese, con gli aggregati di Leggiuno, Arolo, Bosco, Celina, Monvalle, San Giano, Cerro, Mombello (decreto 30 luglio 1812).
A seguito della legge 26 marzo 1798 di organizzazione del dipartimento del Verbano (legge 6 germinale anno VI b) il comune di Leggiuno venne inserito nel distretto di Cuvio. Soppresso il dipartimento del Verbano (legge 15 fruttidoro anno VI c), con la successiva legge 26 settembre 1798 di ripartizione territoriale dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (legge 5 vendemmiale anno VII), Leggiuno entrò nel distretto XV di Laveno, che allora faceva parte del dipartimento dell’Olona. Con il compartimento territoriale del 1801 il comune fu collocato nel distretto II di Varese del dipartimento del Lario (legge 23 fiorile anno IX). Nel 1805 il comune di Leggiuno venne inserito nel cantone IV di Gavirate del distretto II di Varese del dipartimento del Lario. Il comune, di III classe, aveva 375 abitanti (decreto 8 giugno 1805 a).
A seguito dell’aggregazione dei comuni del dipartimento del Lario (decreto 4 novembre 1809 b), in accordo con il piano previsto già nel 1807 e parzialmente rivisto nel biennio successivo (Progetto di concentrazione 1807, Lario), il comune denominativo di Leggiuno, con i comuni aggregati di Arolo, Bosco ed uniti, Celina, Leggiuno, Monvalle ed uniti, San Giano, e con 1598 abitanti complessivi, figurava nel cantone II di Gavirate del distretto II di Varese. Con il successivo compartimento territoriale del dipartimento del Lario, Leggiuno compariva tra i comuni denominativi del cantone II di Gavirate del distretto II di Varese, con gli aggregati di Leggiuno, Arolo, Bosco, Celina, Monvalle, San Giano, Cerro, Mombello (decreto 30 luglio 1812).
Comune di Leggiuno 1816 - 1859
Con l’attivazione dei comuni della provincia di Como, in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto (notificazione 12 febbraio 1816), il comune di Leggiuno fu inserito nel distretto XVI di Gavirate.
Leggiuno, comune con convocato, fu confermato nel distretto XVI di Gavirate in forza del successivo compartimento territoriale delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844).
Nel 1853 (notificazione 23 giugno 1853), Leggiuno, comune con convocato generale e con una popolazione di 580 abitanti, fu inserito nel distretto XIX di Gavirate.
Con l’attivazione dei comuni della provincia di Como, in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto (notificazione 12 febbraio 1816), il comune di Leggiuno fu inserito nel distretto XVI di Gavirate.
Leggiuno, comune con convocato, fu confermato nel distretto XVI di Gavirate in forza del successivo compartimento territoriale delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844).
Nel 1853 (notificazione 23 giugno 1853), Leggiuno, comune con convocato generale e con una popolazione di 580 abitanti, fu inserito nel distretto XIX di Gavirate.
Comune di Leggiuno 1859 - 1971
In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Leggiuno con 653 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento VII di Gavirate, circondario II di Varese, provincia di Como. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 726 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867).
Popolazione residente nel comune:
abitanti 771 (Censimento 1871);
abitanti 842 (Censimento 1881);
abitanti 860 (Censimento 1901);
abitanti 1.008 (Censimento 1911);
abitanti 958 (Censimento 1921).
Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Varese della provincia di Como. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Nel 1927 il comune venne aggregato alla provincia di Varese. Nel 1927 al comune di Leggiuno vennero aggregati i soppressi comuni di Arolo, Ballarate, Celina e Sangiano (R.D. 1° dicembre 1927, n. 2344). Sino al 1927 il comune mantenne la denominazione di Leggiuno e dal 1927 al 1963 il comune assunse la denominazione di Leggiuno Sangiano.
Popolazione residente nel comune:
abitanti 2.949 (Censimento 1931);
abitanti 2.557 (Censimento 1936).
In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Leggiuno veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune:
abitanti 3.022 (Censimento 1951);
abitanti 3.406 (Censimento 1961).
Nel 1963 venne ricostituito il suddetto comune di Sangiano.
Popolazione residente nel comune di Leggiuno:
abitanti 2.817 (Censimento 1971).
Nel 1971 il comune di Leggiuno aveva una superficie di ettari 1.318.
In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Leggiuno con 653 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento VII di Gavirate, circondario II di Varese, provincia di Como. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 726 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867).
Popolazione residente nel comune:
abitanti 771 (Censimento 1871);
abitanti 842 (Censimento 1881);
abitanti 860 (Censimento 1901);
abitanti 1.008 (Censimento 1911);
abitanti 958 (Censimento 1921).
Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Varese della provincia di Como. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Nel 1927 il comune venne aggregato alla provincia di Varese. Nel 1927 al comune di Leggiuno vennero aggregati i soppressi comuni di Arolo, Ballarate, Celina e Sangiano (R.D. 1° dicembre 1927, n. 2344). Sino al 1927 il comune mantenne la denominazione di Leggiuno e dal 1927 al 1963 il comune assunse la denominazione di Leggiuno Sangiano.
Popolazione residente nel comune:
abitanti 2.949 (Censimento 1931);
abitanti 2.557 (Censimento 1936).
In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Leggiuno veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune:
abitanti 3.022 (Censimento 1951);
abitanti 3.406 (Censimento 1961).
Nel 1963 venne ricostituito il suddetto comune di Sangiano.
Popolazione residente nel comune di Leggiuno:
abitanti 2.817 (Censimento 1971).
Nel 1971 il comune di Leggiuno aveva una superficie di ettari 1.318.
Canonica di Santo Stefano sec. XIII - sec. XVIII
Tra le fonti edite che segnalano l’esistenza della canonica di Leggiuno nella diocesi di Milano si segnala: Liber notitiae; Notitia cleri 1398; Status ecclesiae mediolanensis; Liber seminarii 1564; Visitatio ad limina 1592; Milano sacro anno 1796 (DCA, Canonica).
Tra le fonti edite che segnalano l’esistenza della canonica di Leggiuno nella diocesi di Milano si segnala: Liber notitiae; Notitia cleri 1398; Status ecclesiae mediolanensis; Liber seminarii 1564; Visitatio ad limina 1592; Milano sacro anno 1796 (DCA, Canonica).
Parrocchia di Santo Stefano sec. XVI - 1989
Parrocchia della diocesi di Milano. La chiesa di Santo Stefano di Leggiuno è citata tra le coerenze della chiesa di San Siro, poi San Primo, di Leggiuno nella donazione del vasso regio Eremberto, dell’anno 846. Nel Liber notitiae sanctorum Mediolani, risalente alla fine del XIII secolo (Liber notitiae; Vigotti 1974) e alla fine del XIV secolo (Notitia cleri 1398), la chiesa veniva qualificata come canonica. Tra XVI e XVIII secolo, la parrocchia prepositurale e plebana di Santo Stefano è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili nella pieve di Leggiuno.
Nel 1748, durante la visita pastorale dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, il clero nella parrocchia prepositurale di Santo Stefano di Leggiuno era costituito dal preposito e da un coadiutore; dei quattro antichi canonicati semplici, due erano stati uniti alla prepositura il 19 febbraio 1606, uno alla parrocchiale di Arolo nel 1606, uno unito da san Carlo alla cappellania titolare dei Santi Primo e Feliciano; per il popolo, che assommava a 1020 anime complessive, di cui 654 comunicati, era istituita la scuola della dottrina cristiana; nella parrocchiale era costituita la confraternita del Santissimo Sacramento, eretta dall’arcivescovo Carlo Borromeo il 5 luglio 1574, i cui ascritti avevano facoltà di portare l’abito di colore rosso. Nel territorio della parrocchia, oltre alla chiesa di Santo Stefano, esistevano gli oratori dei Santi Primo e Feliciano; Beata Maria Vergine in Cellina; Sant’Andrea in Sangiano; San Clemente sul monte di Sangiano (Visita Pozzobonelli, Pieve di Leggiuno).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la prepositura di Santo Stefano di Leggiuno possedeva fondi per 493.21 pertiche, la coadiutoria di Leggiuno 156.12, la coadiutoria di Mombello 109.22; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era, per Leggiuno unita, di 970 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della prepositura in cura d’anime di Leggiuno assommava a lire 1511.17; la nomina del titolare del beneficio parrocchiale spettava a Roma, il canonicato coadiutorale aveva reddito di 395.0.9 lire, la coadiutoria di Santa Caterina del Sasso di 319.10, ed erano di nomina dell’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
Nel 1896, all’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve e vicariato di Leggiuno, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 1251,75; il clero era costituito dal parroco, da un coadiutore d’ufficio e da due altri sacerdoti beneficiari. I parrocchiani erano 2527, compresi gli abitanti delle frazioni San Primo, San Giano e Tre Cantoni, Cobbione, Ballarate, Ghirate, Bosco, Cellina; nel territorio parrocchiale esistevano le chiese e oratori dei Santi Primo e Feliciano, Santa Caterina vergine e martire, Sant’Andrea apostolo, San Rocco confessore, Santa Maria Annunciata, San Clemente papa e martire; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento, il consorzio delle Figlie di Maria, aggregato al primario di Roma, i Terziari francescani, l’Apostolato della preghiera, la Guardia d’onore, la pia unione degli agonizzanti, il consorzio del Carmine. La parrocchia era di nomina arcivescovile (Visita Ferrari, I, Pieve di Leggiuno).
Nel XIX e XX secolo, la parrocchia prepositurale di Santo Stefano di Leggiuno è sempre stata sede vicariale, nella regione II, fino al 1969, quando venne nominato vicario il parroco di Laveno; in seguito alla revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326), fu attribuita al nuovo vicariato foraneo e poi decanato di Besozzo, nella zona pastorale II di Varese.
Con decreto del cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, in data 4 luglio 1986 alla parrocchia di Santo Stefano in Leggiuno venne unita la parrocchia di Maria Stella Maris in Cellina (decreto 4 luglio 1986 h) (RDMi 1986).
Parrocchia della diocesi di Milano. La chiesa di Santo Stefano di Leggiuno è citata tra le coerenze della chiesa di San Siro, poi San Primo, di Leggiuno nella donazione del vasso regio Eremberto, dell’anno 846. Nel Liber notitiae sanctorum Mediolani, risalente alla fine del XIII secolo (Liber notitiae; Vigotti 1974) e alla fine del XIV secolo (Notitia cleri 1398), la chiesa veniva qualificata come canonica. Tra XVI e XVIII secolo, la parrocchia prepositurale e plebana di Santo Stefano è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili nella pieve di Leggiuno.
Nel 1748, durante la visita pastorale dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, il clero nella parrocchia prepositurale di Santo Stefano di Leggiuno era costituito dal preposito e da un coadiutore; dei quattro antichi canonicati semplici, due erano stati uniti alla prepositura il 19 febbraio 1606, uno alla parrocchiale di Arolo nel 1606, uno unito da san Carlo alla cappellania titolare dei Santi Primo e Feliciano; per il popolo, che assommava a 1020 anime complessive, di cui 654 comunicati, era istituita la scuola della dottrina cristiana; nella parrocchiale era costituita la confraternita del Santissimo Sacramento, eretta dall’arcivescovo Carlo Borromeo il 5 luglio 1574, i cui ascritti avevano facoltà di portare l’abito di colore rosso. Nel territorio della parrocchia, oltre alla chiesa di Santo Stefano, esistevano gli oratori dei Santi Primo e Feliciano; Beata Maria Vergine in Cellina; Sant’Andrea in Sangiano; San Clemente sul monte di Sangiano (Visita Pozzobonelli, Pieve di Leggiuno).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la prepositura di Santo Stefano di Leggiuno possedeva fondi per 493.21 pertiche, la coadiutoria di Leggiuno 156.12, la coadiutoria di Mombello 109.22; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era, per Leggiuno unita, di 970 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della prepositura in cura d’anime di Leggiuno assommava a lire 1511.17; la nomina del titolare del beneficio parrocchiale spettava a Roma, il canonicato coadiutorale aveva reddito di 395.0.9 lire, la coadiutoria di Santa Caterina del Sasso di 319.10, ed erano di nomina dell’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
Nel 1896, all’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve e vicariato di Leggiuno, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 1251,75; il clero era costituito dal parroco, da un coadiutore d’ufficio e da due altri sacerdoti beneficiari. I parrocchiani erano 2527, compresi gli abitanti delle frazioni San Primo, San Giano e Tre Cantoni, Cobbione, Ballarate, Ghirate, Bosco, Cellina; nel territorio parrocchiale esistevano le chiese e oratori dei Santi Primo e Feliciano, Santa Caterina vergine e martire, Sant’Andrea apostolo, San Rocco confessore, Santa Maria Annunciata, San Clemente papa e martire; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento, il consorzio delle Figlie di Maria, aggregato al primario di Roma, i Terziari francescani, l’Apostolato della preghiera, la Guardia d’onore, la pia unione degli agonizzanti, il consorzio del Carmine. La parrocchia era di nomina arcivescovile (Visita Ferrari, I, Pieve di Leggiuno).
Nel XIX e XX secolo, la parrocchia prepositurale di Santo Stefano di Leggiuno è sempre stata sede vicariale, nella regione II, fino al 1969, quando venne nominato vicario il parroco di Laveno; in seguito alla revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326), fu attribuita al nuovo vicariato foraneo e poi decanato di Besozzo, nella zona pastorale II di Varese.
Con decreto del cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, in data 4 luglio 1986 alla parrocchia di Santo Stefano in Leggiuno venne unita la parrocchia di Maria Stella Maris in Cellina (decreto 4 luglio 1986 h) (RDMi 1986).
Pieve di Leggiuno sec. XIV - 1757
La pieve di Lezeduno (Leggiuno) appare citata negli statuti delle strade e delle acque del ducato di Milano, redatti nel 1346 (Compartizione delle fagie 1346). Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti dei secoli XVII e XVIII, oltre a Leggiuno capo di pieve, risultavano far parte della pieve le località seguenti: Arolo, Balarà (Ballarate), Bosco, Celina, Ceresolo, Cerro, Cobiono, Gira (Ghirate), Laveno, Marzara, Mombello, San Clemente, San Giano (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 26).
La pieve di Lezeduno (Leggiuno) appare citata negli statuti delle strade e delle acque del ducato di Milano, redatti nel 1346 (Compartizione delle fagie 1346). Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti dei secoli XVII e XVIII, oltre a Leggiuno capo di pieve, risultavano far parte della pieve le località seguenti: Arolo, Balarà (Ballarate), Bosco, Celina, Ceresolo, Cerro, Cobiono, Gira (Ghirate), Laveno, Marzara, Mombello, San Clemente, San Giano (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 26).
Pieve di Leggiuno 1757 - 1797
Nel compartimento territoriale dello stato di Milano (editto 10 giugno 1757) la pieve di Leggiuno, inserita nel ducato di Milano, risulta formata dagli 8 comuni seguenti: Arolo, Bosco con Marzano Chirate e Ballarate, Celina, Cerro con Ceresolo, Laveno, Leggiuno, Mombello, S. Giano (editto 10 giugno 1757). La situazione non subì mutamenti all’epoca del compartimento della provincia di Gallarate (editto 26 settembre 1786 c). Nel 1791 i comuni della pieve risultavano inseriti nel distretto censuario XXXVII della provincia di Milano, unitamente a una porzione della pieve di Brebbia. La residenza del cancelliere si trovava a Gavirate (Compartimento Lombardia, 1791).
Nel compartimento territoriale dello stato di Milano (editto 10 giugno 1757) la pieve di Leggiuno, inserita nel ducato di Milano, risulta formata dagli 8 comuni seguenti: Arolo, Bosco con Marzano Chirate e Ballarate, Celina, Cerro con Ceresolo, Laveno, Leggiuno, Mombello, S. Giano (editto 10 giugno 1757). La situazione non subì mutamenti all’epoca del compartimento della provincia di Gallarate (editto 26 settembre 1786 c). Nel 1791 i comuni della pieve risultavano inseriti nel distretto censuario XXXVII della provincia di Milano, unitamente a una porzione della pieve di Brebbia. La residenza del cancelliere si trovava a Gavirate (Compartimento Lombardia, 1791).
Pieve di Santo Stefano sec. XIII - 1971
Pieve della diocesi di Milano. Attestata alla fine del XIII secolo nel Liber notitiae sanctorum Mediolani; il collegio dei canonici dovette formarsi tra XI e XII secolo, e alla fine del XIV secolo comprendeva dieci membri. A quell’epoca le cappelle della pieve erano Ceresolo; Santa Maria e San Giacomo di Laveno; Montebello; San Nazaro di Montebello; San Primo di Leggiuno; Santa Maria di Bassa; San Giorgio di Cellina; Santa Maria, San Michele di Montebello (Notitia cleri 1398). Il numero dei canonici di Leggiuno era invariato all’epoca di san Carlo (Palestra 1984). Nel 1564 erano nominalmente registrati nella canonica di Leggiuno il prevosto e nove canonici, oltre a una cappellania; le cappelle o rettorie della pieve erano San Primo di Leggiuno; Ceresolo; San Giacomo e Maria di Laveno; San Michele di Montebello; Santo Stefano di Montebello; Santa Maria di Montebello (Liber seminarii 1564).
Negli atti delle visite pastorali compiute tra XVI e XVIII secolo dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili, nella pieve di Leggiuno figuravano costituite le parrocchie di Leggiuno, capopieve, Arolo, eretta il 19 gennaio 1610 (Scritture Pieve di Leggiuno, 1463-1636), Cerro, Laveno, Mombello.
Dall’epoca post-tridentina alla struttura plebana della diocesi si affiancò quella vicariale: il vicariato di Leggiuno, coincidente con l’ambito territoriale della pieve, era inserito nella regione forense II.
Nel XIX e XX secolo la pieve di Leggiuno è sempre stata inclusa nella regione II, fino ai decreti arcivescovili che hanno rivisto la struttura territoriale della diocesi (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326), in seguito ai quali le parrocchie che ne avevano fatto parte furono attribuite al nuovo vicariato foraneo e poi decanato di Besozzo, nella zona pastorale II di Varese.
Pieve della diocesi di Milano. Attestata alla fine del XIII secolo nel Liber notitiae sanctorum Mediolani; il collegio dei canonici dovette formarsi tra XI e XII secolo, e alla fine del XIV secolo comprendeva dieci membri. A quell’epoca le cappelle della pieve erano Ceresolo; Santa Maria e San Giacomo di Laveno; Montebello; San Nazaro di Montebello; San Primo di Leggiuno; Santa Maria di Bassa; San Giorgio di Cellina; Santa Maria, San Michele di Montebello (Notitia cleri 1398). Il numero dei canonici di Leggiuno era invariato all’epoca di san Carlo (Palestra 1984). Nel 1564 erano nominalmente registrati nella canonica di Leggiuno il prevosto e nove canonici, oltre a una cappellania; le cappelle o rettorie della pieve erano San Primo di Leggiuno; Ceresolo; San Giacomo e Maria di Laveno; San Michele di Montebello; Santo Stefano di Montebello; Santa Maria di Montebello (Liber seminarii 1564).
Negli atti delle visite pastorali compiute tra XVI e XVIII secolo dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili, nella pieve di Leggiuno figuravano costituite le parrocchie di Leggiuno, capopieve, Arolo, eretta il 19 gennaio 1610 (Scritture Pieve di Leggiuno, 1463-1636), Cerro, Laveno, Mombello.
Dall’epoca post-tridentina alla struttura plebana della diocesi si affiancò quella vicariale: il vicariato di Leggiuno, coincidente con l’ambito territoriale della pieve, era inserito nella regione forense II.
Nel XIX e XX secolo la pieve di Leggiuno è sempre stata inclusa nella regione II, fino ai decreti arcivescovili che hanno rivisto la struttura territoriale della diocesi (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326), in seguito ai quali le parrocchie che ne avevano fatto parte furono attribuite al nuovo vicariato foraneo e poi decanato di Besozzo, nella zona pastorale II di Varese.
Prepositura di Santo Stefano sec. XIII - 1989
I due termini di prepositura e di prevosto indicano uno la carica e la sua estensione nel tempo e nello spazio, l’altro il titolare della carica di prefetto o capo del collegio dei canonici; anche dopo la soppressione della canonica di Leggiuno, il sacerdote investito della cura d’anime continuò a essere designato come preposto parroco; dal 1972, a norma del sinodo diocesano 46° (Sinodo Colombo 1972, cost. 337), la dignità prepositurale non comporta più per il parroco alcuna insegna o prerogativa particolare (DCA, Prepositura); nella serie annuale delle Guide ufficiali della diocesi, tuttavia, la chiesa ha conservato il titolo di prepositurale.
I due termini di prepositura e di prevosto indicano uno la carica e la sua estensione nel tempo e nello spazio, l’altro il titolare della carica di prefetto o capo del collegio dei canonici; anche dopo la soppressione della canonica di Leggiuno, il sacerdote investito della cura d’anime continuò a essere designato come preposto parroco; dal 1972, a norma del sinodo diocesano 46° (Sinodo Colombo 1972, cost. 337), la dignità prepositurale non comporta più per il parroco alcuna insegna o prerogativa particolare (DCA, Prepositura); nella serie annuale delle Guide ufficiali della diocesi, tuttavia, la chiesa ha conservato il titolo di prepositurale.
Vicariato foraneo di Leggiuno sec. XVI - 1971
Il vicariato foraneo di Leggiuno, sede plebana attestata già nel XIII secolo, figura inserito in epoca post-tridentina nella regione II della diocesi di Milano, comprendeva le parrocchie della pieve. Il 27 giugno 1969 fu nominato vicario foraneo il parroco di Laveno. Il vicariato di Leggiuno cessò di esistere solo con la revisione della struttura territoriale della diocesi di Milano attuata tra 1971 e 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326); non incluso nell’elenco dei nuovi vicariati foranei in base al decreto 11 marzo 1971, le parrocchie che avevano fatto parte furono attribuite, nel 1971, al nuovo vicariato foraneo e, dal 1972, al decanato di Besozzo, nella zona pastorale II di Varese.
Il vicariato foraneo di Leggiuno, sede plebana attestata già nel XIII secolo, figura inserito in epoca post-tridentina nella regione II della diocesi di Milano, comprendeva le parrocchie della pieve. Il 27 giugno 1969 fu nominato vicario foraneo il parroco di Laveno. Il vicariato di Leggiuno cessò di esistere solo con la revisione della struttura territoriale della diocesi di Milano attuata tra 1971 e 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326); non incluso nell’elenco dei nuovi vicariati foranei in base al decreto 11 marzo 1971, le parrocchie che avevano fatto parte furono attribuite, nel 1971, al nuovo vicariato foraneo e, dal 1972, al decanato di Besozzo, nella zona pastorale II di Varese.